Il ministro al Senato ripercorre il fermo della minorenne marocchina fino all'affidamento a Nicole Minetti dopo la telefonata del premier. E ribadisce la regolarità degli accertamenti. Intanto, due video sul sito di "Oggi" mostrano l'auto dell'agente, in compagnia di belle ragazze, entrare nella residenza del premier senza subire controlli
ROMA - Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ricostruisce al Senato la notte in cui Ruby fu portata alla Questura di Milano 1 per poi uscirne "affidata" al consigliere regionale Nicole Minetti. Alla fine, il ministro ribadisce il suo giudizio: "Nella gestione della vicenda, non si evidenzia alcuna modalità che possa richiamare frettolosità o superficialità, avendo gli uffici della questura di Milano rispettato tutte le procedure previste dalla legge, dai regolamenti e dalla costante prassi".Ma sul caso Ruby, introdotta ad Arcore - a suo dire - da Lele Mora, ecco il sito del settimanale "Oggi" diffondere due video girati la scorsa estate, il 4 e il 12 luglio, in cui l'auto dell'agente, in compagnia di belle ragazze, varca i cancelli di Villa San Martino senza che la pattuglia di carabinieri di stanza all'ingresso della residenza di Berlusconi proceda ad alcun controllo. "Cosa accadrebbe - si chiede il settimanale - se Mora fosse costretto a entrare in villa sotto la minaccia di qualcuno? E' a questo che si riferisce il presidente del Copasir Massimo D'Alema quando afferma di dover discutere col presidente del Consiglio sulla sua incolumità?".
VIDEO Così Lele Mora entra ad Arcore 2
Caso Ruby, Maroni riferisce al Senato. Illustrando i fatti che hanno riguardato la Questura di Milano nelle giornate del 27 e 28 maggio scorsi, il ministro premette subito che "la Polizia di Stato ha, ancora una volta, confermato le doti di professionalità e di equilibrio del proprio personale che ha applicato con assoluta correttezza tutte le procedure di legge". Quindi Maroni ripercorre le tappe del "caso Ruby", dalla chiamata di una volante da parte della donna che aveva subito un furto al trasferimento in Questura della minorenne, accusata dello stesso, per l'identificazione. "Stanti anche le indicazioni fornite in merito dal pubblico ministero di turno presso il tribunale per i minorenni - sottolinea Maroni -, venivano svolti tutti gli accertamenti" per dare un nome alla marocchina Karima el Mahroug, "da rintracciare" perché allontanatasi da una comunità di Messina. Karima "veniva fotosegnalata e, successivamente, compiutamente identificata, anche sulla base delle notizie acquisite dalla questura di Messina e dai genitori della stessa presenti a Letojanni, in Provincia di Messina".
La telefonata da Palazzo Chigi. "Tutto ciò - prosegue Maroni - avveniva prima della telefonata che, successivamente, alle ore 23 circa dello stesso giorno, il capo di gabinetto della Questura di Milano riceveva sul proprio cellulare di servizio da parte di uno dei responsabili del dispositivo di sicurezza del Presidente del Consiglio, che gli passava poi al telefono il Presidente stesso. Riferisce il Capo di Gabinetto della Questura che nel corso della telefonata il presidente Berlusconi chiedeva informazioni in merito all'accompagnamento presso la Questura di una ragazza di origine nord-africana, che gli sarebbe in precedenza stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak. Il Capo di Gabinetto contattava immediatamente il funzionario di turno presso la centrale operativa e apprendeva che effettivamente nel tardo pomeriggio era stata controllata e successivamente accompagnata in questura una minore straniera di origine nordafricana, priva di documenti di riconoscimento e successivamente identificata per la minore in argomento. Il capo di gabinetto chiedeva al funzionario di turno informazioni in merito all'accompagnamento della giovane, raccomandandogli che venissero svolti con celerità tutti gli accertamenti previsti dalla legge. Dopo circa un'ora, intorno alle ore 24, l'addetto alla sicurezza del Presidente del Consiglio richiamava di nuovo sul cellulare il Capo di Gabinetto chiedendo ulteriori chiarimenti sulla vicenda. Gli veniva risposto che gli accertamenti erano ancora in corso, come da indicazioni provenienti dal pubblico ministero del tribunale per i minorenni.
La Minetti in Questura. "Nel frattempo - continua il ministro dell'Interno -, giungeva in Questura il consigliere regionale Nicole Minetti, che riferiva di conoscere la ragazza, assicurando la propria disponibilità a prendersi cura della stessa. Il funzionario di turno e la centrale operativa, sempre in contatto con l'autorità giudiziaria, accertava che al momento non vi erano posti disponibili nelle comunità della zona, pertanto, considerata l'avvenuta identificazione della giovane, nonché il ruolo del consigliere regionale Minetti e il consenso della ragazza, che affermava di conoscere il consigliere regionale, di cui aveva anche il numero telefonico, sulla base delle indicazioni del pubblico ministero di turno presso il tribunale per i minorenni, veniva redatto il verbale di affidamento. Alle ore 2 del giorno 28 maggio, e quindi circa otto ore dopo il rintraccio, la minore, come emerge dal verbale di affidamento, lasciava la questura insieme al consigliere regionale Minetti; di ciò veniva informato il tribunale per i minorenni con la rituale nota di trasmissione degli atti".
Maroni: "Nessuna superficialità". Per il ministro, nella gestione della vicenda "non si evidenzia alcuna modalità che possa richiamare frettolosità o superficialità, avendo gli uffici della Questura di Milano rispettato tutte le procedure previste dalla legge, dai regolamenti e dalla costante prassi". "La procura della Repubblica di Milano - aggiunge Maroni - ha sentito, lo scorso 30 ottobre, il capo di gabinetto e il funzionario di turno come persone informate sui fatti; analoga convocazione ha riguardato il dottor Vincenzo Indolfi, questore di Milano all'epoca dei fatti. Sottolineo poi che il 2 novembre, pochi giorni fa, il procuratore capo della procura di Milano, dottor Brutti Liberati, in relazione al comportamento della questura di Milano e dei funzionari ha dichiarato, cito testualmente, che: 'la fase conclusiva della procedura di identificazione, fotosegnalazione e affidamento della minore è stata operata in modo corretto. In futuro non ci saranno altri accertamenti. Per quanto riguarda questa fase dell'indagine abbiamo praticamente chiuso'". Maroni conclude quindi che "la correttezza dell'operato della questura di Milano" è stato così confermata anche dall'autorità giudiziaria.
(09 novembre 2010)
La repubblicaweb
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