«O si toglie il velo o niente esame per la patente di guida». L'aut aut è stato di un funzionario della Motorizzazione nei confronti di una donna musulmana che si è dovuta piegare all'imposizione e, tra le lacrime, togliersi il velo che le copriva solo i capelli. La Lega: "Le leggi vanno rispettate". Interviene l'Osservatorio contro le discriminazioni
MANTOVA. «Si tolga il velo, altrimenti non può fare l'esame». Un ordine che ha gettato nella disperazione una ragazza islamica e ha indignato le persone che erano con lei. Ora a fianco della donna musulmana costretta a togliersi il velo per sostenere l'esame di guida alla Motorizzazione civile, si schiera l'Osservatorio antidiscriminazioni. «Siamo pronti a ricorrere alla magistratura per far ottenere un risarcimento alla persona discriminata» dice il segretario Carlo Berini.
Il vicesindaco di Mantova, la leghista Alessandra Cappellari, invita alla prudenza: «Bisogna sentire dal funzionario perché ha chiesto alla donna di togliere il velo, forse c'era una ragione di sicurezza». Tranchant il giudizio della Lega Nord: «Le leggi vanno rispettate».
Motorizzazione civile di Mantova, sabato 6 ore 11
Un gruppo di ragazzi è nella sala in attesa di sostenere l'esame di teoria per la patente di guida. Quella ragazza magrebina, il volto comunque libero e perfettamente riconoscibile, viene costretta dal funzionario a togliersi il velo per sostenere la prova.
«Potrebbe nascondere un auricolare e ricevere suggerimenti dall'esterno». Questa, secondo i testimoni, la giustificazione data dall'impiegato. Non suffragata da una legge (non è vietato, in Italia, indossare il velo: basta che la persona sia riconoscibile), ma solo dallo zelo di evitare possibili aiuti esterni. Eventualità facilmente superabile facendo alzare momentaneamente il lembo del velo o foulard dalle orecchie per controllare se, sotto, vi fossero apparecchiature sospette.
Di fronte alla presa di posizione del funzionario, la ragazza, piangendo, entra in bagno; si toglie il velo e, sempre tra le lacrime, sostiene l'esame, rispondendo per iscritto ai vari quiz. È promossa: così non dovrà ritornare in quel luogo dove è stata calpestata la sua dignità.
La testimonianza
«E' un'umiliazione che mi ha fatto rabbrividire» commenta senza mezzi termini Viola Banzi, 18 anni, figlia dell'assessore provinciale alle politiche sociali Fausto Banzi. Lei era presente all'episodio ed è lei a renderlo pubblico, raccontando per filo e per segno quanto è successo.
«Eravamo tutti in attesa di sostenere l'esame di teoria, una decina di persone. A turno andavamo dal funzionario a registrarci. Dopo di me c'era la signora, giovane, con il velo. Però - tiene a precisare - il volto si vedeva bene, erano coperti solo i capelli. Come una suora, insomma».
Il racconto prosegue puntuale e dettagliato: «A quel punto, il funzionario le ha detto di togliere il velo. La ragazza ha chiesto il perché e si è sentita rispondere che nella foto del documento d'identità non lo aveva e che, sotto, avrebbe potuto nascondere un auricolare».
La ragazza islamica ha replicato che, è sempre Viola a raccontare, «era la seconda volta che veniva in Motorizzazione per l'esame di teoria e che la prima volta non c'erano stati problemi: aveva risposto ai quiz indossando il velo. Comunque, ha chiesto per quale motivo né la sua autoscuola né la Motorizzazione l'avessero avvisata prima che le norme erano cambiate».
«Ho visto quella giovane donna in grande difficoltà - afferma Viola - o si toglieva il velo oppure tornava un'altra volta. Magari aveva già perso una giornata di lavoro, poveretta, e non voleva perderne altre». Il brutto è arrivato poco dopo.
L'esame in lacrime
«Quel funzionario ha insistito: con il velo addosso, niente esame. Al che la ragazza è scoppiata in lacrime, ha parlato al telefono con la sua autoscuola e poi è andata in bagno. Quando è uscita, poco dopo, era a capo scoperto». Si era tolta il velo: un gesto che per una musulmana equivale a rinnegare la sua religione. Una costrizione diventata violenza.
«Ha fatto l'esame e ha continuato a piangere. Una pena. Era sola, o meglio era insieme solo a un rappresentante della sua autoscuola, ma non aveva parenti o amici che la consolassero. Mi è dispiaciuto non aver avuto il coraggio di rispondere per le rime a quell'uomo».
Un episodio che ha scosso tutti i presenti: «Sono tornata alla mia autoscuola per comunicare che il mio esame era andato bene - dice Viola - e ho raccontato il fatto al titolare, il quale mi ha risposto che non era la prima volta che quel funzionario trattava male gli stranieri».
Gazettino di Mantova
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